Gli abbracci sono terapeutici
Quindici abbracci al giorno.
La dose quotidiana di tenerezza che dovrebbe essere garantita a ogni essere umano.
«Ma è proprio quella minima per stare bene», precisa la psicologa Maria Cristina Strocchi.
Contatto e vicinanza, esattamente l'opposto della lontananza che la pandemia ha imposto come nuovi parametri sociali.
Come resistere, nella terra dell'affettività bruciata dal virus? «Dimostrando, molto più di prima, i sentimenti - consiglia la psicologa - dire "ti voglio bene", "mi manchi", "ci tengo a te" oggi è fondamentale, dobbiamo esprimere quello che proviamo, ricordare ai nostri cari, familiari, amici, quanto sono importanti per noi».
E abbraccia almeno chi, perchè congiunto o convivente, non rappresenta un soggetto rischioso dal punto di vista del contagio.
In Belgio, molto più che in Italia, la necessità di relazione fisica per garantire il benessere psicologico è assodata, tanto da aver portato all'istituzione di una figura tra il cinematografico e il mitologico: il "knuffelcontact", letteralmente il "compagno di coccole".
Uno o più di uno, nel caso dei single, autorizzato a varcare le inviolabili mura domestiche per portare calore e conforto nei difficili giorni di isolamento della unga emergenza sanitaria.
Un'iniziativa presentata dal primo ministro belga Alexande De Croo e che, ossevra Strocchi, la dice lunga sulle differenze tra "loro" e "noi": «In Belgio sono molto più avanti, eppure anche da noi in Italia, persino a Vicenza, si sono svolte le "Giornate dell'abbraccio", un gesto vitale, che spesso vale più di mille parole e produce immediati effetti benefici sul corpo perchè rafforza le difese immunitarie, aumenta il livello d'autostima e diminuisce lo stress».
Tanto più in un periodo in cui i nervi sono a fior di pelle: «Il Covid è un evento traumatico per tutti, chi più chi meno. Arrivato in modo inaspettato, ha provocato un senso di impotenza, insicurezza e paura del futuro e questo ha prodotto delle reazioni, a cominciare dai rapporti».
Le amicizie, ad esempio: «Quelle traballanti si sono concluse, quelle profonde si sono risaldate».
Stesso discorso per le coppie, con la differenza che, nei legami "ufficiali", il contraccolpo della quarantena e della convivenza esasperata si è tradotto in un incremento notevole di separazioni e divorzi: «Tante situazioni già pesanti sono esplose sotto la miccia dell'irritabilità, così come si segnalano picchi di ansia, attacchi di panico - rivela Strocchi - chi è ipocondriaco è andato in tilt, senza considerare l'alta percentuale di persone tristi e depresse».
Effetti collaterali ancor più evidenti in questa seconda ondata e che hanno delineato, secondo la terapeuta, diversi profili e diversi modi di affrontare il pericolo: «C'è il superficiale, che si comporta come se non dovesse esserci un domani, il negazionista, che nega la realtà perchè gli fa male, l'iperansioso, che ha paura di tutto e tende ad isolarsi autonomamente e il realista, che prudente, non si espone troppo ma al tempo stesso cerca di vivere il più normalmente possibile».
Personalità che prima "galleggiavano" si sono schiantate contro la realtà, rivelando carattere e indole.
Ma non tutto il male vien per nuocere, almeno per chi cerca l'amore: «Ora che si è obbligati a trasferire online il corteggiamento, si è costretti ad aspettare, a conoscersi e a non "concretizzare" subito, per cui l'approccio virtuale, almeno in questo senso, ha qualche vantaggio».
di MARIA CRISTINA STROCCHI | 16/11/2020
Quindici abbracci al giorno.
La dose quotidiana di tenerezza che dovrebbe essere garantita a ogni essere umano.
«Ma è proprio quella minima per stare bene», precisa la psicologa Maria Cristina Strocchi.
Contatto e vicinanza, esattamente l'opposto della lontananza che la pandemia ha imposto come nuovi parametri sociali.
Come resistere, nella terra dell'affettività bruciata dal virus? «Dimostrando, molto più di prima, i sentimenti - consiglia la psicologa - dire "ti voglio bene", "mi manchi", "ci tengo a te" oggi è fondamentale, dobbiamo esprimere quello che proviamo, ricordare ai nostri cari, familiari, amici, quanto sono importanti per noi».
E abbraccia almeno chi, perchè congiunto o convivente, non rappresenta un soggetto rischioso dal punto di vista del contagio.
In Belgio, molto più che in Italia, la necessità di relazione fisica per garantire il benessere psicologico è assodata, tanto da aver portato all'istituzione di una figura tra il cinematografico e il mitologico: il "knuffelcontact", letteralmente il "compagno di coccole".
Uno o più di uno, nel caso dei single, autorizzato a varcare le inviolabili mura domestiche per portare calore e conforto nei difficili giorni di isolamento della unga emergenza sanitaria.
Un'iniziativa presentata dal primo ministro belga Alexande De Croo e che, ossevra Strocchi, la dice lunga sulle differenze tra "loro" e "noi": «In Belgio sono molto più avanti, eppure anche da noi in Italia, persino a Vicenza, si sono svolte le "Giornate dell'abbraccio", un gesto vitale, che spesso vale più di mille parole e produce immediati effetti benefici sul corpo perchè rafforza le difese immunitarie, aumenta il livello d'autostima e diminuisce lo stress».
Tanto più in un periodo in cui i nervi sono a fior di pelle: «Il Covid è un evento traumatico per tutti, chi più chi meno. Arrivato in modo inaspettato, ha provocato un senso di impotenza, insicurezza e paura del futuro e questo ha prodotto delle reazioni, a cominciare dai rapporti».
Le amicizie, ad esempio: «Quelle traballanti si sono concluse, quelle profonde si sono risaldate».
Stesso discorso per le coppie, con la differenza che, nei legami "ufficiali", il contraccolpo della quarantena e della convivenza esasperata si è tradotto in un incremento notevole di separazioni e divorzi: «Tante situazioni già pesanti sono esplose sotto la miccia dell'irritabilità, così come si segnalano picchi di ansia, attacchi di panico - rivela Strocchi - chi è ipocondriaco è andato in tilt, senza considerare l'alta percentuale di persone tristi e depresse».
Effetti collaterali ancor più evidenti in questa seconda ondata e che hanno delineato, secondo la terapeuta, diversi profili e diversi modi di affrontare il pericolo: «C'è il superficiale, che si comporta come se non dovesse esserci un domani, il negazionista, che nega la realtà perchè gli fa male, l'iperansioso, che ha paura di tutto e tende ad isolarsi autonomamente e il realista, che prudente, non si espone troppo ma al tempo stesso cerca di vivere il più normalmente possibile».
Personalità che prima "galleggiavano" si sono schiantate contro la realtà, rivelando carattere e indole.
Ma non tutto il male vien per nuocere, almeno per chi cerca l'amore: «Ora che si è obbligati a trasferire online il corteggiamento, si è costretti ad aspettare, a conoscersi e a non "concretizzare" subito, per cui l'approccio virtuale, almeno in questo senso, ha qualche vantaggio».
di MARIA CRISTINA STROCCHI | 16/11/2020